mercoledì 30 novembre 2011

ANIMA

Bianco è il cuscino
sul quale poggi la testa,
costruisci sogni
di carta pesta,
ti guardi attorno
e si riempie il vuoto,
nei tuoi pensieri
io nuoto,
vedo l'incantevole
illusione
di una storia
senza nome,
non capisci
cosa da te
il mondo vuole,
la solitudine
più non duole,
vorresti tutta la gente
poter amare,
ma la vita
non te lo lascia fare,
oltre la notte
c'è il giorno
e al risveglio
da me farai ritorno.

© Gabriel Marin, 2011

lunedì 28 novembre 2011

CIGLIO

10 anni fa or sono,
quando il resto del mondo
stava nel sonno.

In una notte funesta,
stavo appeso al ciglio
d'una finestra.

Fermo a pensare,
oltre un limite invisibile
il mio sguardo a buttare.

Immaginando oltre gli anni,
mai avrei pensato di trovarmi
in luoghi cosi lontani.

Distrutto da me stesso,
cio che pensavo
non riccordo adesso.

Di nulla ero certo,
nemeno di svegliarmi
nel mio stesso letto.

©Gabriel Marin, 2011

sabato 26 novembre 2011

TIC TAC

tic tac, tic tac
l'orologio scandisce il tempo
tic tac, tic tac
si sente solo il vento
tic tac, tic tac
un'auto sulla strada corre
tic tac, tic tac
un'ape si posa sul fiore
tic tac, tic tac
dal caffè il vapore esce
tic tac, tic tac
sentire altro non mi riesce
tic tac, tic tac
il silenzio non fa rumore
tic tac, tic tac
mi tengo dentro le parole.


©Gabriel  Marin

giovedì 24 novembre 2011

IL LIBRO. parte 2

          Miguel era l'unico figlio di Pedro e Fernanda, nato ventisei anni prima, nel maggio del ottantacinque, nel ospedale della vicina Viana do Castelo. I suoi genitori erano persone semplici senza molto da chiedere alla vita, questo perché tutti e due avevano avuto la fortuna di avere famiglie benestanti, non ricchissime ma con abbastanza dote da permettersi di inseguire i propri sogni. Lei aveva studiato filosofia, era sempre stata una amante incredibile dei libri e del libero pensiero, ma dopo aver conosciuto all'università il futuro padre di Miguel ha deciso di fare la donna di casa, cosa della quale era contentissima perché poteva fare molte delle cose che più amava al mondo, iniziando dalla passione per la letteratura passando per il giardinaggio fino alla cucina, della quale era una delle più grandi esponenti mondiali, sconosciuta, ma una chef incredibilmente raffinata. Sapeva fare un ratatouille che sarebbe stato l'invidia dei più famosi ristoranti francesi cosi come una paella spagnola oppure uno dei numerosi modi italiani di fare la pasta. Pedro invece, anche lui un grande amante della letteratura e della cucina, per questo gli era stato facile conquistare Fernanda, era un osservatore delle persone, della mente, del cuore, aveva una curiosità incontenibile riguardo agli comportamenti umani, era un predestinato della psicologia, infatti a quindici anni aveva già letto tutti i libri di Freud. Quando fecce l'esame per l'ammissione alla facoltà di psicologia sapeva già molto di più di psicanalisi e personalità e percezione di quanto molti suoi compagni non avrebbero imparato in cinque anni di scuola.
La storia dei due era stata praticamente una storia perfetta, un po come sembravano le loro vite come persone singole. Si sono conosciuti a poco tempo dall'inizio dell'università, in dicembre, nella biblioteca, in una giornata tipicamente invernale del nord portoghese, pioggia, vento e freddo. Stavano cercando negli scaffali lo stesso libro, “L'insostenibile leggerezza dell'essere. Si erano innamorati quasi all'istante, facendo ricordare quelle storie che parlano di anime di innamorati che vagano per l'universo in cerca dell'anima gemella dalla quale sono stati separati secoli prima e dopo tre o quattro reincarnazioni finalmente si rincontravano per portare a termine il loro amore. Dopo quella sera sono diventati inseparabili, a cena, a pranzo, studiando, a vedere un film, incontri con gli altri amici, sempre insieme ed infine il passo importante, a vivere nello stesso appartamento. Dopo due anni ci fu il matrimonio e dopo altri tre, alla fine dell'università, nacque Miguel. Tutto andava perfettamente, Fernanda si godeva in pieno la vita da casalinga e madre e Pedro riusci ad aprire uno studio privato di psicologia. Gli anni passavano ed il loro amore e la loro felicità era sempre la stessa, il loro figlio stava crescendo e cominciava a dimostrare che era fato della loro pasta, che era loro figlio, intuito ed intelligenza, bellezza e personalità.
La loro vita era perfetta, ma, la perfezione non esiste e quando ci si avvicina troppo c'è sempre qualcosa che si mette in mezzo e fa prendere una brutta piega alle cose. E quella piega ci fu.

© Gabriel Marin, 2011

lunedì 21 novembre 2011

VENDETTA GIOCHERELONA

Una sete di vendetta
nella notte mi aspetta
per giocare a nascondiglio
nella riva del Naviglio,
lei è furba
ma io di più
fingo d'essere confuso
grido ai quattro venti
“Questo è un abuso,
un abuso bello grosso.”
urlo a più non posso
“Un abuso clericale,
che t'ho fatto io di male?”
“Niente.” dice
“Voglio solo fare una partita.”
e girando su se stessa
se ne va indispettita.

© Gabriel Marin, 2011

sabato 19 novembre 2011

SUICIDIO

Hai scelto la via più semplice
per scappare dal dolore
e dal ricordo di quella donna
che una volta chiamavi AMORE
da un ponte hai scelto di
volare come gli alianti
il peso delle cose
era troppo da portare avanti
hai scelto di volare
in mezzo alle stelle
per vegliare su di me
nelle giornate belle
e anche in quelle brutte
cosi che il tuo cuore
protegga me dal fare
il tuo stesso errore
un giorno ci rivedremo
e ci abbracceremo
del resto, morirò anch'io
ma non oggi, è troppo presto,
addio amico mio...

© Gabriel Marin, 2011

mercoledì 16 novembre 2011

GIOVANNA

Nell'aria,
lentamente,
si disperde
a macchia d'olio
tutto il bene
che ti voglio.
L'hai gettato,
l'hai rifiutato,
non hai capito
quanto t'ho amato.
Ripenso a quei giorni
cosi lontani,
mi sembra strano
che son passati
già tre anni.
Ogni tanto
mi vieni in mente te
e mi chiedo
perché
non hai voluto me,
ma non importa
fai parte del passato
e ti ringrazio
per le cose
che m'hai insegnato. 

© Gabriel Marin, 2011

lunedì 14 novembre 2011

IL LIBRO. parte 1

        - E qui! Qui voglio l'ultima foto!
         Sono queste alcune delle ultime parole dette da Giada nel suo viaggio nel nord del Portogallo insieme a Daniele, il suo fidanzato. Avevano passato una settimana a girare alcune città per visitare gli centri storici che si sa che nel paese lusitano sono molto ben conservati. Ponte de Lima, Vila Nova de Cerveira, Viana do Castelo, le città più grandi ed importanti della zona.
         Ponte de Lima situata a circa metà del percorso del fiume Lima in terra portoghese, non una città ma bensì una cosi chiamata villa, la più antica del paese, conosciuta moltissimo per il suo ponte romano che è servito per secoli ed ancora serve per gli pellegrini che vanno a Santiago di Compostella e la Torre della Vecchia Prigione che è servita fino alla metà del secolo passato appunto come prigione.
         Vila Nova de Cerveira la cui nascita ufficiale risale al milletrecentoventi, un'altra delle numerose vile del paese situata sulla sponda portoghese de fiume Minho che fa gran parte del confine nordico con la Spagna. Cittadina famosa nelle guide turistiche grazie al suo castello, del quale si dice sia stato costruito nei primi anni del milleduecento, ed a Solar dos Castro, casa della famiglia Castros, la incredibile struttura del diciottesimo secolo attuale biblioteca municipale, una delle più importanti costruzioni della città.
         Viana do Castelo la più grande delle tre la cui carte di visita sono il Santuario di Santa Luzia, basilica che sovrasta la città costruita nei primi anni del millenovecento sulla sponda nord dello stesso fiume Lima ed il Ponte Eiffel inaugurato nel milleottocentosettantotto concepito dalla casa Gustave Eiffel, mondialmente conosciuta per la costruzione della Statua della Libertà e della Torre Eiffel. La città risale al milleduecentocinquanta ed è sempre stata un punto importantissimo del paese grazie al suo porto.
         Quei giorni erano stati perfetti per loro due, amanti della storia, dei viaggi, di conoscere nuove culture, i posti che avevano visitato erano la loro perfetta rappresentazione. Avevano già viaggiato parecchio in giro per tutta l'Europa, Austria, Francia, Ungheria, per soddisfare la loro sete di conoscenza e non potevano non passare per il Portogallo. Ma anche questo viaggio era arrivato alla fine. Quei sette giorni erano trascorsi in fretta ed erano arrivati alla fine. Avevano già preparato le valigie ed erano pronti. Scesero dalla stanza e lasciarono le valigie nel taxi. Giada vole fare una ultima fotografia prima della partenza ed i due andarono sulla spiaggia di Vila Praia de Ancora, la piccola città dove avevano trovato l'hotel per la vacanza il quale era situato a cinquanta metri dalla spiaggia. Arrivati li Giada si diresse verso l'acqua ed aspetto che Daniele gli facesse la foto, l'unica che mancava, quella con l'oceano. Dopo aver fatto la foto, lei vole fare una anche a lui, ma Daniele non si spostò, voleva fare la foto con il lungomare alle spalle. Giada non era molto contenta di questo ma accetto e fece la foto. Riuscì a catturare lui e una buona parte delle case alle sue spalle. Quello che non sapevano era che avevano catturato nella foto gli occhi di una persona nascosta dietro alle tende. Due occhi color castano scuro intenti ad osservare quello che facevano. Gli occhi di Miguel, un giovane portoghese di ventisei anni che si stava preparando per l'inizio di un nuovo pomeriggio come gli altri, lontano da Ancora, come gli piaceva chiamare la città, lontano da chi lo conosceva li e dalle strade che lui conosceva, ma allo stesso tempo andava vicino ad altre strade e persone, in Porto.

© Gabriel Marin, 2011

sabato 12 novembre 2011

ACCETTO

Accetto la mia solitudine, nel senso più estremo. Vale a dire: accetto il fatto che nessuno verrà a raddrizzare la mia vita, o a soccorrerni, o a redimere la mia infanzia, o a salvarmi dalle conseguenze delle mie scelte e delle mie azioni.  
Nathaniel Branden

venerdì 11 novembre 2011

INCERTEZZA

Vivo nel presente
imparando dal passato
e capisco che qualcosa
ho già conquistato.
Del futuro l'incertezza
è davvero una bellezza
che avvolge
e travolge
ogni minimo progetto
partorito dentro al petto.
Dentro al cuore
indolore
si mette in dubbio
la speranza
di coprire una distanza
che mi tiene lontano
da qualcuno
o qualcosa
da un uomo, una donna
oppure da una mimosa.
Ma è possibile
che mi manchi un fiore
che non ho mai visto
ma ho solo immaginato
il suo colore?



© Gabriel Marin, 2011 

giovedì 10 novembre 2011

Pensiero 3

Se la pensi diversamente dal gregge non credere mai di essere un illuso, se la tua sinfonia esce fuori dai canoni prestabiliti non detestarti. Se hai oltrepassato il limite e porti i segni del tuo passato non coprirli, se tutti i tuoi sogni scavalcano le linee imposte dal conformismo non sei un dannato, sei soltanto vero. Impara ad essere il re della tua vita anche quando c'è burrasca e non darla vinta a chi ti deride. Se hai raschiato il fondo non aspettare di finirti. Non falsare mai la tua vita.
          Antonio Recanatini

Pensiero 2

"Per molti accusare di demagogia, populismo e polemismo è l'unica arma per proteggersi dal ragionare sulla verità delle cose." Gaetano Lo Presti

mercoledì 9 novembre 2011

Pensiero 1

Non si diventa vecchi perchè ci è piovuto addosso un certo numero di anni.....Saggezza Orientale

martedì 8 novembre 2011

SENZA NOME

Non piangere
bambino
caro
armato
viene a proteggerti
o a ucciderti
chi arriva per primo
non si sa
mai
più
voglio nascere
in questo
mondo
parallelo
in versione
negativa
conclusione
di una poesia
senza nome.

© Gabriel Marin, 2011 




lunedì 7 novembre 2011

Le parole. I primi passi nello scrivere.

        Stava andando via dalla casa della donna. L'aveva aiutata a sistemare l'orto dopo il temporale del giorno prima. Avevano pranzato insieme, ma ora per lui era arrivato il momento di andare via. Ricominciava appena a piovere lei gli offrì un ombrello. Lui rifiutò, voleva camminare nella pioggia. La salutò e partì. La pioggia era leggera, sentiva ogni goccia che lo toccava, era come il suono di un orologio, tic tac tic tac. Ma presto il tocco del acqua si fecce più veloce, come il cronometro di una gara, una corsa contro il tempo, le gocce cominciarono a scandire ogni centesimo, ogni decimo e poi ogni millesimo di secondo. Ma lui non aveva fretta né paura di bagnarsi troppo. C'era una leggera brezza calda e non sentiva freddo. L’acqua scendeva sulla fronte, sugli occhi, sul viso, e sentiva che anche essa era calda. Stranamente ciò lo rendeva felice, non cambiava niente ma era felice lo stesso. Arrivato sulla strada principale guardò le auto e sentì il rumore delle ruote mentre correvano sull’ asfalto bagnato. Si concentrò per sentire anche le gocce della pioggia e cominciò ad ascoltare quella che per lui era diventata una meravigliosa canzone. Vide come le persone all’ interno delle macchine lo guardavano. Ma loro non potevano capire, nessuno poteva. Ormai aveva la maglietta bagnata ma non gli importava. Nel frattempo la pioggia si era fatta ancora più forte ma lui non si accorse di nulla. Camminava e pensava o almeno ci provava. I suoi pensieri erano come le onde del mare durante una tempesta, senza senso. Non riusciva a concentrarsi su una sola cosa, non aveva il controllo sulla sua mente. Desiderava rimanere in mezzo alla pioggia per sempre, ma ormai era arrivato a casa. Guardò il cielo come per dire grazie per quel piccolo scroscio di felicità che le nuvole gli avevano regalato. Entrò dentro casa, si spogliò ed entrò nella doccia. Quando sentì l'acqua scorrergli sulla pelle desiderò che fosse di fuori e che quell’ acqua fosse la pioggia. Finita la doccia si mise a dormire ma lasciò la finestra aperta. Si addormentò subito ascoltando quella bellissima canzone che gli aveva regalato la tranquillità che non sentiva da tempo.

                                                    © Gabriel  Marin, 2011