lunedì 7 novembre 2011

Le parole. I primi passi nello scrivere.

        Stava andando via dalla casa della donna. L'aveva aiutata a sistemare l'orto dopo il temporale del giorno prima. Avevano pranzato insieme, ma ora per lui era arrivato il momento di andare via. Ricominciava appena a piovere lei gli offrì un ombrello. Lui rifiutò, voleva camminare nella pioggia. La salutò e partì. La pioggia era leggera, sentiva ogni goccia che lo toccava, era come il suono di un orologio, tic tac tic tac. Ma presto il tocco del acqua si fecce più veloce, come il cronometro di una gara, una corsa contro il tempo, le gocce cominciarono a scandire ogni centesimo, ogni decimo e poi ogni millesimo di secondo. Ma lui non aveva fretta né paura di bagnarsi troppo. C'era una leggera brezza calda e non sentiva freddo. L’acqua scendeva sulla fronte, sugli occhi, sul viso, e sentiva che anche essa era calda. Stranamente ciò lo rendeva felice, non cambiava niente ma era felice lo stesso. Arrivato sulla strada principale guardò le auto e sentì il rumore delle ruote mentre correvano sull’ asfalto bagnato. Si concentrò per sentire anche le gocce della pioggia e cominciò ad ascoltare quella che per lui era diventata una meravigliosa canzone. Vide come le persone all’ interno delle macchine lo guardavano. Ma loro non potevano capire, nessuno poteva. Ormai aveva la maglietta bagnata ma non gli importava. Nel frattempo la pioggia si era fatta ancora più forte ma lui non si accorse di nulla. Camminava e pensava o almeno ci provava. I suoi pensieri erano come le onde del mare durante una tempesta, senza senso. Non riusciva a concentrarsi su una sola cosa, non aveva il controllo sulla sua mente. Desiderava rimanere in mezzo alla pioggia per sempre, ma ormai era arrivato a casa. Guardò il cielo come per dire grazie per quel piccolo scroscio di felicità che le nuvole gli avevano regalato. Entrò dentro casa, si spogliò ed entrò nella doccia. Quando sentì l'acqua scorrergli sulla pelle desiderò che fosse di fuori e che quell’ acqua fosse la pioggia. Finita la doccia si mise a dormire ma lasciò la finestra aperta. Si addormentò subito ascoltando quella bellissima canzone che gli aveva regalato la tranquillità che non sentiva da tempo.

                                                    © Gabriel  Marin, 2011

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